Abitare e muoversi. Il sistema portuale e il sistema idrico. L’identità. Secondo Salvatore Mondello – assessore alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici (con molte deleghe) – emergenze, urgenze, potenzialità e sviluppo di Messina e di tutta l’area dello Stretto stanno nella soluzione di queste cinque condizioni.

Andare oltre quello che si vede, comprendere la vulnerabilità e la complessità di un territorio che è stato meta dei più grandi viaggiatori della letteratura europea e mondiale e che oggi fatica a riappropriarsi di una dimensione alla scala nazionale ed europea: Mediterranei Invisibili alla IV edizione del Viaggio nello Stretto condivide questa riflessione con Salvatore Mondello.

Lo Stretto di Messina è un magnete, lo è stato nel tempo, è una cerniera di straordinaria bellezza naturalistica. – esordisce Mondello -Tutti i viaggiatori storici sono stati affascinati dallo Stretto. Si tratta solo di riaccendere i fari.

Quali sono le strategie reali per “riaccendere i fari” sulla città?

Spiega Mondello che la città si estende per 32 chilometri, da una parte verso il lembo territoriale dello Stretto, dall’altro verso il brano collinare alle sue spalle. È al centro di un’area vasta anche se, sul fronte ionico calabrese, la conurbazione con Reggio Calabria e Villa San Giovanni non è mai diventata realtà, nonostante la configurazione geografica.

Per Gesualdo Bufalino “… la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli tra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, tra le temperie del sentimento e le canicole della passione” (nel libro “Cento Sicilie”).

Mondello trasferisce il pensiero dalla scala insulare a quella urbana: Messina è cerniera del Mediterraneo sia per la portualità, sia per la sua posizione. È un contesto territoriale (simile a quello di Genova), che abbraccia identità anche molto differenti.

Da sinistra, Giorgio Tartaro, Salvatore Mondello e Alfonso Femia. Mediterranei Invisibili 2021, Viaggio sullo Stretto IV. Fotografia di Stefano Anzini.

E proprio l’identità è argomento di rappresentazione culturale dello Stretto e, in questo momento, di un’attualità politica che rivela fragilità e contraddizioni della città.
La regione Sicilia ha, infatti, accolto la richiesta di tredici frazioni del messinese di indire un referendum indipendentista. L’aspirazione è quella di creare un nuovo comune, denominato Montemare, autonomo rispetto alla città di Messina. Si tratta della porzione territoriale che sta a nord della città, dove sono insediati i villaggi collinari.
Mondello spiega che separare le amministrazioni rappresenterebbe un appesantimento gestionale e, pur nel rispetto delle specificità identitarie – che già in passato hanno creato situazioni simili, in altra parte della Sicilia – è la cultura territoriale, storica, architettonica, paesaggistica a rappresentare connessioni e diversità, in una parola l’identità, non certo un governo separato.

L’eterogeneità è la trama di riferimento che inquadra tutta la città di Messina, citando Nadia TerranovaL’unicità del messinese è data dalle sue differenze”.

Secondo Mondello è fondamentale, proprio al fine di riaccendere i fari, sfruttare le connessioni naturali che esistono: Reggio Calabria e Messina sono prima che calabrese e siciliana, città dello Stretto. La conurbazione trova significato nelle relazioni sociali, culturali ed economiche tra le due realtà territoriali, anche se ancora non sono state sviluppate strategie comuni.

La mobilità sta al centro dello sviluppo e si auspica una sinergia di intenti con Reggio Calabria per una gestione univoca e coordinata dello Stretto, indipendentemente dal ponte sullo Stretto che è tema quasi più europeo che locale.
Per questo, nel PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, elaborato in ultima versione nell’agosto di quest’anno, si parla di “Metropolitana del Mare” tra le due sponde dello Stretto di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni da una parte e Messina dall’altra, attraverso servizi di trasporto marittimo veloce che consentano la circolazione tra le città. Il lavoro si orienta verso la costruzione di una griglia strutturale sul piano urbano ed extraurbano. La città di Messina e la città metropolitana hanno un unico sindaco e questo contribuisce allo sviluppo progettuale in una scala più ampia.

Spegnere, dopo più di 100 anni, le luci sulla questione delle baracche è un passaggio obbligato per poi riaccenderle sulle positività urbane: dal degrado alla qualità dell’abitare.
Il terremoto di Messina devastò il 90 per cento della città. Successivamente vennero costruite baracche temporanee che si trasformarono in permanenti alloggi di fortuna. Ora sono cominciate le demolizioni e sono in corso di definizione le opere di urbanizzazione e un nuovo standard urbanistico.

L’acqua è l’altro grande tema che condurrà Messina al traguardo di città europea.
Fondamentale ricostruire la relazione tra Messina e il suo porto. Il lavoro condiviso con l’Autorità di Sistema Portuale che gestisce Messina, Reggio Calabria, Milazzo e Villa San Giovanni segnerà un importante sviluppo urbanistico per la città.
In fase di potenziamento il porto Tremestieri sarà in grado di accogliere ben sette traghetti, sviluppandosi verso sud con un molo di sopraflutto (esposto ai venti) da 320 metri lineari e un’area di stoccaggio da 34mila metri quadri.
Il nuovo porto consentirà di liberare dal traffico traghetti la Rada di San Francesco che potrà diventare un porto turistico. In questo modo si garantirà la percorribilità dello Stretto e si ricostituirà, grazie alla rifunzionalizzazione della Rada, la connessione tra il mare e la zona centrale della città.

L’accesso all’acqua pubblica, la depurazione e lo smaltimento delle acque reflue – l’efficienza del sistema idrico – è l’altro grande tema di riscatto dello Stretto.
La Sicilia disperde il 50,5 per cento di acqua dalle reti idriche. L’emergenza idrica ha creato, in passato, problemi anche molto gravi. È in corso un processo di razionalizzazione dell’impianto generale con sistemi di telecontrollo della rete idrica.
L’acquedotto di Fiumefreddo è la maggiore risorsa idrica si cui può disporre la rete messinese. Le fiumare siciliane, così come quelle calabresi, hanno carattere impulsivo, sono una presenza estemporanea e breve per motivazioni morfologiche. D’acqua, che può essere raccolta in serbatoi per l’accumulo, sono ricche anche le colline. L’Amministrazione comunale e Amam, l’Azienda Meridionale Acqua Messina stanno collaborando per la messa a punto di interventi strutturali risolutivi.

La vista della Madonna della Lettera di Messina dalla Cittadella fieristica. Fotografia di Stefano Anzini.

Mondello sottolinea come il cambio di passo della città dipenda sia dalle politiche abitative e territoriali, sia dal modo in cui si guarda alla città e come quest’ultimo punto sia fondamentale per la sua trasformazione.
Nel corso della sua storia Messina ha avuto momenti di sviluppo significativo (anni Settanta e Ottanta del Novecento) e fasi di rallentamento.
Oggi è necessario ragionare sulla qualità e pensare a un’urbanizzazione coerente con lo sviluppo della città, nel modo più opportuno possibile. Questo significa che la programmazione deve essere proiettiva, escludere gli interventi spot ed esprimere piani che vadano oltre le scansioni temporali amministrative.
È sicuramente fondamentale la conservazione del patrimonio culturale e identitario, ma è altrettanto essenziale pensare a Messina come a una città europea.
“Non è questo uno slogan, se amministratori e cittadini, intellettuali, scrittori, giornalisti, artisti cambiano il modo di considerare la città, la città cambia”.