Infrastrutture sociali, scuole, ospedali: sono le fragilità della Calabria che condizionano lo svolgersi di un quotidiano dignitoso per i cittadini e che inibiscono la crescita e lo sviluppo.
Prima ancora delle strade e dei ponti, impediscono alla Calabria di guardare fuori, in direzione Europa e mondo.
Apriamo la quarta edizione di Mediterranei Invisibili con la speciale partecipazione di Giuseppe Smorto, a Sud del Sud, tra diavoli e resistenti

Giuseppe Smorto è stato vicedirettore de’ “La Repubblica” e direttore di Repubblica on line fino al 2020. Giornalista di alto profilo, calabrese di nascita, racconta una Calabria polifonica, in cui la disarmonia, “dei guasti mai riparati” si combina con la melodica “sorpresa” che coglie il visitatore quando incontra la bellezza delle coste, delle montagne, ma anche della Reggio Calabria liberty, del Musaba, della Casa della Memoria di Mimmo Rotella …

“La bellezza in Calabria è pura geologia”  scrisse Corrado Alvaro

Giuseppe Smorto, che è anche autore del libro “A sud del sud. Viaggio dentro la Calabria tra i diavoli e i resistenti”, inizia con questa citazione la nostra chiacchierata.

In una splendita piazzetta di Fiumefreddo Bruzio, in primo piano l’antropologo Vito Teti e Giuseppe Smorto, durante una presentazione del libro.

“L’elenco dei luoghi belli per architettura, arte e “pura geologia” è lunghissimo, ma non riesce ancora a controbilanciare e a ridurre al silenzio la cronaca nera e grigia che è, dal secondo dopoguerra, il tratto distintivo della Calabria.
La sua mancata valorizzazione non è conseguenza solo di una scadente strategia di comunicazione. Molto dipende dall’imperante burocrazia del declino che sta continuando a confinarla in un recinto locale e a ostacolarne la proiezione verso l’Europa e verso il mondo.

Reggio Calabria è plasticamente la rappresentazione della sua regione. Dopo il terremoto del 1908, che la colpì ferocemente insieme a Messina, il centro della città venne ricostruito da architetti e artisti del Liberty che la trasformarono in un luogo unico, con un orto botanico all’aperto e un waterfront urbano vivibile e accogliente.
In seguito, lo sviluppo fu disordinato, il verde passò in subordine nella pianificazione urbana, quasi la linea blu del mare potesse compensarne la negazione e l’avvilimento. Oggi Reggio Calabria è una città a due facce, una delle quali soffre dell’azione dell’uomo che ha oltraggiato l’ambiente naturale. A questo drammatico risultato si è arrivati per una duplice mancanza di controllo sia architettonico, sia giudiziario e di governance”.

Con Giuseppe Smorto abbiamo parlato delle straordinarie potenzialità della Calabria, delle energie che ci sono e di quelle che mancano e soprattutto delle silenziose emergenze permanenti.

UN NON FINITO CHE È ANCHE PARADOSSO DELLA CALABRIA

Quella del non finito calabrese non è neppure più cronaca, arretrata a desolante routine territoriale per la numerosità, ancora oggi crescente, delle situazioni.
Ma la storia dell’incompiuto Palazzo di Giustizia pare quasi fatta apposta per un libretto teatrale e Giuseppe Smorto la racconta, in viva voce, con evidente rammarico. “Il Palazzo di Giustizia è un complesso di edifici di dimensioni notevoli, finalizzato a contenere 630 uffici. Un senso nell’immaginarlo c’era: in un unico luogo si sarebbero riunite tutte le funzioni giudiziarie, attualmente sparpagliate in sedi diverse nella città, la Procura, la Corte d’Appello, il Tribunale dei Minori e di Sorveglianza.”

Quella del non finito calabrese non è neppure più cronaca, arretrata ormai a desolante routine territoriale

Esito di un concorso internazionale, la costruzione dell’architettura di vetro e metallo (facciate continue a cellule in alluminio, vetro e marmo con aperture) venne iniziata nel 2005, su progetto di Manfredi Nicoletti capogruppo (architetto e accademico italiano, morto nel 2017, già progettista del Nuovo Palazzo di Giustizia di Arezzo).
Completato per l’80 per cento, il cantiere è fermo dal 2012, ennesima opera incompiuta a incrementare il “non finito” calabrese, che pare irridere a qualsiasi proclama di cambiamento e impegno, vista la destinazione d’uso finale.

Esito di un concorso internazionale, la costruzione dell’architettura di vetro e metallo (facciate continue a cellule in alluminio, vetro e marmo con aperture) venne iniziata nel 2005, su progetto di Manfredi Nicoletti capogruppo (architetto e accademico italiano, morto nel 2017, già progettista del Nuovo Palazzo di Giustizia di Arezzo).
Completato per l’80 per cento, il cantiere è fermo dal 2012, ennesima opera incompiuta a incrementare il “non finito” calabrese, che pare irridere a qualsiasi proclama di cambiamento e impegno, vista la destinazione d’uso finale.

Ci spiega Smorto che il “non finito calabrese” (e di molti altri luoghi del Sud) è segno della mancanza di attenzione delle istituzioni, ma anche dell’atteggiamento di rinuncia dei cittadini che, stremati da decenni di malgoverno, non si oppongono al diffuso degrado territoriale, con azioni efficaci.

Ecomostro a Riace, esempio di “non finito” calabrese. Foto di Salvatore Greco.

L’incompiuto diffuso in Calabria (seconda per opera non realizzate, preceduta solo dalla Sicilia) è un aspetto talmente caratterizzante della regione che viene elevato al rango di arte, analizzato nelle sedi accademiche e valorizzato in mostre fotografiche.

“Tuttavia, nonostante questa creativa e consolatoria interpretazione, è innegabile che alcuni “non finiti” ormai celebri, deturpino il paesaggio, solo per fare alcuni esempi il non hotel a Riace Marina” – che, come hanno affermato gli attivisti del WWF Calabria è un luogo simbolo di una ferita, di un torto alla bellezza – “oppure il tronco di molo costruito negli anni Settanta, devastando la scogliera, come incipit del mai completato porto marittimo di Bova Marina.
Dove non è più possibile intervenire o dove non ha senso sanare, bisogna abbattere i residui fatiscenti e inquinanti del paesaggio e dell’ambiente.
Sono guasti mai riparati che contribuiscono a fare della Calabria una regione “a macchie” sia per gli aspetti paesaggistici, sia per gli aspetti politici.”

Ma ci sono anche numerose “macchie” virtuose: Smorto ricorda il MuSaBa, nella vallata del Torbido a 10 chilometri dal mar Jonio, importante perché è una sintesi della trasformazione positiva di un luogo e, insieme, un’esperienza che guarda e dialoga direttamente con l’Europa, bypassando la dimensione locale e nazionale.

Alfonso Femia con Nik Spatari (morto nel 2020). Nella prima edizione di Mediterranei Invisibili, nel 2018, una delle tappe più significative fu quella al MuSaBa, parco d’arte con opere monumentali e architettoniche, a Mammola, sul versante ionico calabrese. Il recupero dell’area monumentale storica è parte del progetto in un processo di interconnessione fisica tra passato e presente.
Nik Spatari ha integrato la Calabria in una visione internazionale, legando e distinguendo i lasciti di una civiltà millenaria con il farsi dei nuovi linguaggi dell’era tecnologica e della virtualità.

COSA SERVE ALLA calabria PER DIVENTARE CALABRIA

Si costruirà molto in Calabria, in Italia e nel mondo. Lo afferma il Cresme, Centro studi italiano che si occupa dell’andamento del mercato delle costruzioni a livello mondiale, nel suo ultimo Rapporto Congiunturale: la percentuale relativa alle costruzioni pesa sulla crescita complessiva del Pil con una previsione superiore al 6 per cento per Italia, Francia, Regno Unito e States e al 7 per cento per Asia e Australia.

Sul sito del Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale si legge che saranno 213 i miliardi destinati al Sud nei prossimi anni e che l’Unione europea chiede di ridurre i divari territoriali con azioni effettive e riforme efficaci, non già con una mera ripartizione contabile delle risorse. Questo, unito al vincolo temporale d’uso di cinque anni dei fondi del Pnrr, potrà essere uno stimolo concreto considerando, come ha ricordato di recente il Presidente del Consiglio Draghi, le “storiche difficoltà del Sud di assorbimento dei fondi pubblici”.

L’attenzione mediatica si è subito concentrata sulla grande lacuna storica del Sud, la mancanza di infrastrutture, strade, autostrade, ponti, “il ponte” …, sulla necessità, non solo di ampliare la rete, ma anche sul monitoraggio della stabilità strutturale e sulla manutenzione dell’esistente.
Verrebbe da dire, sacrosanto.

Giuseppe Smorto riflette su questa pretesa urgenza e rovescia i termini dell’analisi: certamente è una necessità innegabile, ma pensando alle priorità dei cittadini calabresi, immediatamente emerge che il primo bisogno da soddisfare è quello di costruire e rendere dignitose le infrastrutture sociali, particolarmente scuole e ospedali.
“Creare una condizione minima al vivere i luoghi, sviluppando e moltiplicando sanità e istruzione, è premessa necessaria per un sano mercato del lavoro locale, per una paritaria relazione con il Paese e per un dialogo diretto con l’Europa e con il Mediterraneo prossimo.
Sul costruire futuro, prima di partire con progetti nuovi, c’è da lavorare su quanto è stato intrapreso ed è fermo. E ancora è fondamentale ragionare sull’industrializzazione fallita che ha lasciato carcasse e residui fisici, addizionale scempio al non finito, in luoghi che hanno diritto e qualità di rinascere in altro modo. Per mettere insieme questi indispensabili progetti, è necessario un rigoroso controllo politico e giudiziario perché i lavori pubblici sono tra i maggiori oggetti di interesse di mafia e ‘ndrangheta”.

Infrastrutture sociali, particolarmente scuole e ospedali, sono le prime necessità dei calabresi, premessa necessaria per una relazione paritaria con il Paese e per un dialogo diretto con l’Europa e con il Mediterraneo prossimo.

CONNESSIONI: ACQUA – CALABRIA – EUROPA

Dissesto idrogeologico, dighe, carenza ed eccesso d’acqua: in Calabria si sommano tutte queste situazioni che si impongono come argomenti di pubblico dibattito solo quando insorgono difficoltà stagionali e ambientali.
Mettendo le emergenze temporaneamente a margine, il problema acqua è una costante da affrontare e risolvere, non solo perché danneggia agricoltura, turismo, e quotidiano domestico, ma perché concorre all’inadeguatezza nazionale nei confronti dell’Europa.
Secondo Ispi, la carenza di depuratori, l’inefficienza dei sistemi fognari e  delle dighe delle regioni meridionali nel loro insieme causa l’85 per cento delle procedure di infrazione emesse dalla Comunità europea nei confronti dell’Italia in tema di acqua.

Le regioni del Sud sono responsabili dell’85 per cento delle procedure di infrazione emesse dalla Comunità europea nei confronti dell’Italia in tema di acqua. La Calabria spreca il 55 per cento della sua acqua.

Cos’è l’acqua per la Calabria?

Giuseppe Smorto parla di “una narrazione quasi letteraria dell’acqua in Calabria”.
Quinta regione italiana per superficie forestale, ricchissima di acqua sulle montagne, si impoverisce criticamente in un drammatico spreco nel percorso verso le pianure e le coste. La Calabria è, infatti al quarto posto, nella classifica delle regioni italiane, per dispersione idrica.
Il riscaldamento globale si aggiunge ad aggravare una situazione complessa, le condizioni ambientali favoriscono l’acutizzarsi degli incendi di matrice dolosa con le conseguenze note.

Il sistema degli acquedotti calabresi è vetusto: nel sito di Sorical, società mista di gestione delle risorse idriche calabresi, a prevalente capitale pubblico regionale, leggiamo che “la massima parte degli acquedotti sono stati costruiti dalla Cassa per il Mezzogiorno (Casmez) a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso (…). In molti casi vennero realizzati degli schemi infrastrutturali completamente nuovi, in altri vennero riconfigurati, ammodernati e potenziati piccoli acquedotti esistenti, riunificandoli in opere più grandi e meglio strutturate”.

Smorto ha raccontato che all’attivazione della Diga del Menta (che si trova nel Parco Nazionale dell’Aspromonte), l’aumento della portata dell’acqua aveva causato significativi problemi alle tubazioni. L’aggiornamento della rete idrica è una delle priorità/urgenze della Calabria che si è trovata, in più occasioni, a causa dell’inesistente razionalizzazione della distribuzione idrica, a dover scegliere, durante i picchi d’uso stagionali, se approvvigionare d’acqua i turisti o irrigare le coltivazioni agricole.
Migliorare la rete idrica, dotare la regione di un numero adeguato e ben funzionante di termovalorizzatori sono opportunità reali di rilancio della Calabria, emergenze silenziose e permanenti che esigerebbero interventi immediati”.

CONNESSIONI: PORTI – CALABRIA – MEDITERRANEO

Leggiamo nel sito di Ispi che, nell’attuale contesto geopolitico, un’importanza crescente stanno assumendo i porti, intesi non solo e non più come terminali di rotte commerciali, ma anche come fattore strategico di un paese che dal mare si proietta verso il mondo.

La Calabria ha 800 chilometri di costa e 39 porti. Il più grande porto calabrese (e del Mediterraneo per transhipment), è quello di Gioia Tauro e la Regione Calabria ha investito, negli ultimi anni, 24 milioni di euro per la valorizzazione e il recupero della portualità turistica.

Smorto osserva che i porti turistici sono ancora pochi, al momento, e ci sono zone molto estese che non hanno approdi. Racconta dell’esperienza virtuosa del porto di Cetraro, che era quasi abbandonato ed è stato recuperato e rifunzionalizzato, aprendo eccellenti prospettive turistiche.
Ma è sul porto di Gioia Tauro che Smorto concentra il suo interesse: “non ha rapporti con il territorio, è come se fosse un’isola, il trasporto via rotaia delle merci è lento, non è competitivo.
La zona del retroporto, ideale per lo sviluppo di attività di trasformazione per il comparto alimentare, per esempio, è vuota.
Non c’è trasferimento dal porto al territorio e questa chiusura impedisce alla Calabria di riavere, in termini di occupazione, di produzione, di ricchezza, quello che al porto ha sacrificato, per gli aspetti ambientali e paesaggistici”.

LA CALABRIA NON È PERDUTA

Smorto ci congeda con un pensiero “ci sono due o tre Italie differenti e, in una di queste, la Calabria, molte cose non funzionano” ma “la Calabria non è perduta” (riprendendo dal suo libro p. 71, 78).
Nonostante il variegato panorama di situazioni negative e dell’isteria politica e mediatica che pare crogiolarsi nel rimestare la melma dello stigma malgoverno + infiltrazioni criminali “la Calabria, per fortuna, è anche altro”.

Mediterranei Invisibile sta rivelando “l’altro” della Calabria.

Grazie di cuore a Giuseppe Smorto per l’ascolto e la condivisione del progetto.

In apertura, porto di Gioia Tauro. Foto ©Salvatore Greco