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IL GAP INFRASTRUTTURALE GENERA GAP CULTURALE. LA NARRAZIONE PROGETTUALE SI FERMA, LA PROSPETTIVA SI CHIUDE. LA CONNESSIONE -TRA CALABRIA E SICILIA, TRA COSTA IONICA E COSTA TIRRENICA – È L’ UNICA VIA PER OLTREPASSARE IL LIMITE con Francesco Messina

di Roberta De Ciechi e Alfonso Femia - 20/09/2020

Francesco Messina, architetto, docente a contratto all’Università d Ferrara, affronta il concetto di “limite”: della politica culturale, di quella ambientale e di un’attitudine all’auto-limite che impedisce il grande cambiamento allo spazio straordinario tra Sicilia e Calabria.

Mediterranei invisibili è una narrazione che consente di scoprire territori che, diversamente, resterebbero sottotraccia. E soprattutto è una prova di “esistenza in vita”, perché senza la conoscenza, il racconto, la rappresentazione, i luoghi e i paesaggi non esisterebbero fuori dai loro confini fisici. I Viaggi sullo Stretto hanno il merito di andare oltre il limite dell’invisibilità.
Il limite è il vero grave problema dei nostri luoghi: lo Stretto di Messina ha una specificità geografica e politica, punto di tensione tra il territorio italiano isola e terraferma, una grande piazza d’acqua dove la distanza tra le due sponde è “dialetticamente“ variabile. Il Viaggio è una sincrasi tra queste culture – siciliana e calabrese – che trovano nello Stretto una loro forma unica di sintesi e di energia propulsiva ed è qualcosa che riguarda tutto il meridione italiano.
Si svelano paesaggi, si identificano luoghi e si amplifica la loro conoscenza allargandola a tutta la collettività locale, all’Italia, in una espansione globale in cui, finalmente, si abbatte il limite.
L’invisibilità è un limite legato alla difficoltà del collegamento fisico tra i luoghi, che si alimenta e si perpetua per il freno imposto dalla cultura della conservazione che si mescola, in una distorsione cognitiva, a certe politiche ambientali.
Così, un limite geografico si trasforma in un grande limite politico che disincentiva i progetti di sviluppo e favorisce l’abbandono di territori circondati da muri mentali sempre più alti.
Mancano tutti i livelli di infrastrutturazione a partire da quello fisico, e non mi sto riferendo a ingegnerie eccezionali, ponti e viadotti, ma anche alle semplici strade.
In Sicilia la sensibilità è maggiore, in Calabria le due coste, quella ionica e quella tirrenica non si parlano.
Il rilancio della Calabria passa da questi nodi di connessione tra est e ovest e tra l’interno, le montagne e le coste.
L’architettura deve intersecare il progetto infrastrutturale, agendo sul territorio per far emergere il suo valore e per trasformarlo in volano per i flussi turistici.

Fotografia di Stefano Anzini


Il turismo è un elemento chiave per luoghi con delle peculiarità ambientali uniche. Ma l’architettura ha il dovere di rivolgere lo sguardo sul quotidiano del territorio …
La strategia di un Paese può essere coordinata dall’architettura che mette insieme, in una visione complessiva, la rigenerazione dei luoghi senza prevaricare funzioni a discapito di altre, senza creare “vocazioni” uniche.
La Calabria, particolarmente, deve ripartire dall’architettura perché è densa di contraddizioni, è stata violentata dall’abusivismo che si è perpetuato, impunito, per anni.
L’architettura riconosce la bellezza ovunque, anche dove l’occhio “laico” vede solamente brutto e il progetto è il miglior strumento di riscatto.
Il riscatto, la rigenerazione si auto-alimentano, costruendo luoghi della socialità, luoghi pubblici e fruibili. Ed è proprio quello di non avere luoghi in cui ritrovarsi, confrontarsi, orientarsi, un altro grave limite per le comunità. Da parte della politica centrale c’è una totale disattenzione alle reali esigenze e anche la politica locale fatica a comprendere le priorità.


I processi decisionali e operativi sembrano più lenti al Sud che altrove. È un tempo diverso quello che si vive in Calabria e in Sicilia?
In controtendenza, prendo le distanze con il luogo comune sul tempo lento del Sud : a Sud e a Nord il tempo è uguale. La differenza è che al Sud il Tempo si dilata per sedimentare e metabolizzare. Nello spazio unico tra Sicilia e Calabria non esiste il tempo “usa e getta”, il tempo di consumo che non lascia traccia di riflessione e crescita. Al Sud, il Tempo lascia sempre qualcosa.

Fotografia di Stefano Anzini