<\/figure>\n\n\n\nIn Filoxen\u00eca, ho esplorato i paesaggi dell\u2019entroterra greco-aspromontano che si affacciano allo Stretto, alla ricerca dell\u2019antico senso di accoglienza, di quella cura per lo straniero di omerica memoria: filoxen\u00eca, l\u2019amore per chi viene da fuori, \u00e8 il contrario della pi\u00f9 nota xenofobia. Per farlo ho ribaltato il consueto punto di vista e ho seguito le frecce che indicano i paesi dell\u2019interno, la verticalit\u00e0, la polpa antica della Calabria Greca. Al centro del racconto fotografico, a met\u00e0 tra il reportage di viaggio e la ricerca etnografica, ho messo le persone incontrate, pastori che accordano le campane delle loro capre, cultori del greco di Calabria, mastri di ballo, impastatrici di zippuli, bizantinisti, suonatori, anziane sapienti e bambine fiere di essere calabresi, fino a farli diventare punti luminosi di quella geografia intima, affacciata allo Stretto. <\/p>\n\n\n\n <\/figure>\n\n\n\n<\/p>\n\n\n\n
Come si pu\u00f2 mettere insieme il tempo lento dell\u2019invisibilit\u00e0 e dell\u2019immaterialit\u00e0 con quello veloce del vivere contemporaneo?<\/em><\/strong><\/p>\n\n\n\nCome mi capit\u00f2 di riflettere nel corso della mia lunga ricerca antropologica tra i popoli dell\u2019Amazzonia, ci sono certi luoghi nei quali sembra pi\u00f9 realistico, utile e fecondo poter conciliare l\u2019arcaico con l\u2019iper-moderno, per trarre benefici da entrambi. Non nell\u2019ottica del \u201ccome era bello una volta\u201d: il nostro passato agro-pastorale, ad esempio, \u00e8 anche pieno di ingiustizie e soprusi.<\/p>\n\n\n\n <\/figure><\/li> <\/figure><\/li> <\/figure><\/li><\/ul>Fotografie di Patrizia Giancotti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n<\/p>\n\n\n\n
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Sta a noi scegliere ci\u00f2 che nella cultura tradizionale pu\u00f2 essere utile e stimolante per migliorare la nostra vita, con la nuova consapevolezza dell\u2019oggi, e cosa \u00e8 meglio sotterrare per sempre.<\/em><\/p><\/blockquote>\n\n\n\n<\/p>\n\n\n\n
La tutela di un\u2019esperienza cos\u00ec particolare pu\u00f2 trovare approdo nei musei?<\/em><\/strong><\/p>\n\n\n\nPer cessare di essere un deposito per polverosi oggetti in fin di vita, condannati alla perdita della loro funzione sociale, il museo deve saper raccontare la comunit\u00e0. Anzi deve farsi strumento di aggregazione della comunit\u00e0 che se ne sente rappresentata, un dispositivo al servizio della memoria viva, parlante, attuante, dove l\u2019oggetto, se c\u2019\u00e8, possa farsi portavoce.<\/p>\n\n\n\n
Il museo deve saper comunicare, coinvolgere, emozionare, facendo appassionare le nuove generazioni fino a includerle concretamente in questa narrazione. E deve saper utilizzare nuove tecnologie, ma solo se, docilmente, si mettono a disposizione di questo intento.<\/p>\n\n\n\n
Certi valori, il rapporto con la natura, la stagionalit\u00e0, la conoscenza del territorio e delle piante, e, soprattutto, il senso di comunit\u00e0, sono tutti elementi preziosi per migliorare il nostro vivere contemporaneo, per fortificare consapevolezza e senso di umanit\u00e0, per dare valore al vivere comune, al sentirsi parte attiva, vivente, e anche trasformante di ci\u00f2 che abbiamo intorno. Sullo Stretto immagino un museo narrante, un intreccio di volti e di voci, immagini e oggetti parlanti, Sirene, Fate Morgane, tagliatrici di trombe marine, racconti di pesca e di traversate, di esperte rituali, canzoni, testimonianze vive, comunit\u00e0 operanti, una task force antropologica di studenti vocata alla ricerca e al recupero di ci\u00f2 che stiamo perdendo, un\u2019esperienza fluida, in progress, immersiva, aperta, un dispositivo di raccolta per chi vuole rendersi partecipe, allo scopo di dare valore a tutto questo ma anche di catturare, irretire, conquistare il visitatore alla \u201cvisione\u201d dell\u2019invisibile. <\/p>\n\n\n\nFotografia di Patrizia Giancotti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n<\/p>\n\n\n\n
In apertura: : l\u2019ombra di Patrizia Giancotti sulla Fiumara di Amendolea, dal libro Filoxen\u00eca. Fotografia dell\u2019autrice.<\/p>\n\n\n\n
Patrizia Giancotti<\/em><\/strong>, <\/em><\/strong>torinese di origini calabresi, antropologa, fotografa, scrittrice, insegna antropologia all\u2019Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. \u00c8 autrice e conduttrice di Rai Radio 3, ha pubblicato pi\u00f9 di cento reportage per le maggiori riviste e realizzato oltre cinquanta mostre fotografiche in Italia, Francia, Germania, Portogallo, Africa e Brasile. Ha svolto le sue ricerche di antropologia visiva in Italia e all\u2019estero, particolarmente in Brasile dove ho vissuto oltre dieci anni, ottenendo l\u2019alta onorificenza del Cruzeiro do Sul per meriti culturali. Ha effettuato rilevamenti di antropologia visiva nel Sud Italia confluiti in lavori foto-cinematografici-musicali. Per il GAL dell\u2019area grecanica della Calabria, ha svolto la ricerca di antropologia visiva, confluita nel libro \u201cFiloxen\u00eca \u2013 L\u2019accoglienza tra i Greci di Calabria\u201d (Rubbettino Editore), Premio Ali sul Mediterraneo 2017, e nel ciclo di racconti radiofonici per Radio3 \u201cVolti e voci della Calabria Greca\u201d. Tra le sue conferenze\/spettacolo itineranti, \u201cFiloxen\u00eca e altre storie di Calabria\u201d e \u201cDal Mediterraneo al Brasile sulla rotta delle Sirene\u201d, presentata, tra l\u2019altro, all\u2019Arena dello Stretto. Da quattro anni vive in un piccolo paese della Calabria. <\/em><\/em> <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"La lettura antropologica dello Stretto di Messina \u00e8 un fattore importante di conoscenza che deve entrare nelle logiche di pianificazione e gli intervento territoriale. La narrazione di Patrizia Giancotti per Mediterranei Invisibili.<\/p>\n
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