{"id":3471,"date":"2022-01-11T15:58:43","date_gmt":"2022-01-11T14:58:43","guid":{"rendered":"https:\/\/www.mediterraneiinvisibili.com\/?p=3471"},"modified":"2022-01-19T19:10:34","modified_gmt":"2022-01-19T18:10:34","slug":"stretto-di-messina-patrizia-giancotti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.mediterraneiinvisibili.com\/stretto-di-messina-patrizia-giancotti\/journal\/","title":{"rendered":"LO STRETTO DI MESSINA NON \u00c8 SOLO UN LUOGO FISICO, FATTO DI PAESAGGI E ARCHITETTURE. SECONDO PATRIZIA GIANCOTTI, \u00c8 L\u2019IMMATERIALE LA SUA \u201cDIMENSIONE REALE\u201d"},"content":{"rendered":"\n
La lettura antropologica dello Stretto di Messina ne rivela il patrimonio immateriale. Finis terrae d\u2019Europa, paesaggio interiore, accidente geografico: cos\u00ec l\u2019antropologa e giornalista Patrizia Giancotti traccia l’inafferabile profilo di un luogo topico, denso di significati, del quale tutelare non solo la bellezza del paesaggio, ma<\/strong> anche i suoi \u201cbeni volatili\u201d sul punto di scomparire<\/strong><\/h5>\n\n\n\n

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Patrizia Giancotti <\/strong>racconta che l\u2019antropologia \u00e8, per lei, una passione nata lontano nel tempo, quando, adolescente, ascoltava i racconti e i canti di una anziana zia calabrese seduta accanto al focolare e ne teneva traccia e memoria in forma scritta.
Antropologia \u2013 spiega \u2013 \u00e8 anche il racconto dell\u2019immateriale e dell\u2019invisibile<\/a><\/strong>, un\u2019\u00e0ncora testuale per beni culturali che stanno svanendo, che a volte vengono catturati sul punto di scomparsa.
Non \u00e8 semplice narrazione: \u00e8 ricerca e messa a sistema dei risultati con rigore scientifico.<\/p>\n\n\n\n

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Il tuo sguardo sullo Stretto di Messina \u00e8 particolare. In molti riconoscono l\u2019esistenza di un patrimonio immateriale importante, ma in realt\u00e0 sfiorano il tema, preferendo la concretezza dei temi storici e culturali. Cos\u2019\u00e8 l\u2019immaterialit\u00e0 dello Stretto?<\/em><\/strong><\/p>\n\n\n\n

Credo che per comprendere lo Stretto un approccio antropologico<\/strong> focalizzato sulla cultura immateriale sia davvero necessario. Parliamo di un luogo remoto per definizione, che affaccia su un mare attraversato da un cambio di continente.<\/p>\n\n\n\n

\u00c8 il finis terrae dell\u2019Europa<\/strong>. <\/p>\n\n\n\n

Ma \u00e8 davvero la fine?
Nulla finisce con lo Stretto.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

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Cesare Pavese, in esilio a Brancaleone, chiamava il binario unico che ancora collega Taranto a Reggio Calabria, “la Ferrata”. Fotografia di Patrizia Giancotti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Se si arriva con una certa disposizione, magari al tramonto dopo un viaggio che ha percorso l\u2019Italia intera, si ha piuttosto la sensazione di avvistare un altrove deflagrante, magnifico, un orizzonte mitico, compresi vulcani fumanti ricoperti di neve, sospeso e in trasformazione su questo braccio di mare. Se con lo Stretto qualcosa finisce, potremmo dire insieme a Fitzcarraldo<\/a> che guarda dall\u2019alto la foresta amazzonica, \u201cqui finisce la realt\u00e0 e iniziano le visioni<\/strong>\u201d.<\/p>\n\n\n\n

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Etna da Bova Marina. Fotografia di Patrizia Giancotti.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Per la sua natura di separare e unire, lo Stretto \u00e8 la rappresentazione di un rito di passaggio. Tra una costa e l\u2019altra, tra uno stato continentale e il resto, tra una visione della realt\u00e0 e il suo opposto, dove si \u00e8 alternativamente platea e spettatori.
Tutto ci\u00f2 da secoli alimenta il mito e accende la nostra immaginazione, ma in molti casi la realt\u00e0 la supera.<\/p><\/blockquote>\n\n\n\n

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Le storie e le pratiche legate al fenomeno della Fata Morgana, ai pesci oceanici, alle tagliatrici di trombe marine, alla Lupa<\/a>, alla pesca del pesce spada, ai Fuochi di San Giovanni, alle tradizioni apotropaiche delle donne di Bagnara, sono anche tesori antropologici, arsenali simbolici in uso, con le loro gestualit\u00e0 di rito, rappresentazioni dell\u2019immateriale ancorate al territorio, tesori, prolungamenti immateriali, \u201cvisioni\u201d dello Stretto. Elementi che hanno anche la funzione di ricucire insieme di mantenere i legami tra isola e penisola.<\/p>\n\n\n\n


La Lupa, ad esempio, \u00e8 la nebbia che si condensa tipicamente sullo Stretto e si staglia nel cielo in sagoma allungata, o di animale, provocando drastiche riduzioni della visibilit\u00e0. Da questo fenomeno molto pericoloso per la navigazione, dovuto alle particolari condizioni atmosferiche e geografiche dello Stretto, scaturiscono racconti e leggende, tradizioni e attitudini in uso su entrambe le sponde.<\/p>\n\n\n\n

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La “Lupa” sul litorale ionico cambia la forma, ma mantiene l’allungamento dello Stretto. Fotografia di Patrizia Giancotti.

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Anche i Fuochi di San Giovanni hanno sempre fornito elementi di comunicazione tra le due rive che condividono una ritualit\u00e0 arcaica, l\u2019accensione contemporanea dei fal\u00f2, analoghe pratiche divinatorie, filastrocche, gestualit\u00e0 beneauguranti e confermano un legame profondo e complesso tra Sicilia e Calabria. Anche conflittuale.<\/p>\n\n\n\n

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Non bisogna dimenticare che nello Stretto confluiscono il litorale orientale e quello occidentale dell\u2019Italia, qui si scontrano due mari, Ionio e Tirreno, con temperature, fauna ittica, movimenti e profondit\u00e0 diverse. Flussi e correnti percorrono migliaia di chilometri lungo le coste di tutta la penisola per fronteggiarsi proprio qui, per esplodere in mulinelli e gorghi, per di pi\u00f9 corroborati da forze telluriche.<\/p>\n\n\n\n

Tutto questo ha alimentato, da sempre, i nostri miti dello Stretto conferendo al luogo un\u2019aura di mistero, ma anche una particolare potenza, un magnetismo, una energia particolare che, per certi versi, rende \u201cperturbanti\u201d le citt\u00e0 che qui si affacciano e \u201cparticolare\u201d il carattere degli abitanti di queste rive.<\/p>\n\n\n\n

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La ritualit\u00e0 arcaica condivisa tra le due rive racconta molto del legame profondo e complesso, anche conflittuale, tra Sicilia e Calabria.<\/p><\/blockquote>\n\n\n\n


Sono questi forti contrasti di rocce e abissi, di vento e di mare che creano paesaggi estremi, dai mille metri di profondit\u00e0 ai duemila di altitudine di una montagna che si \u00e8 solleva dal mare e ne conserva la memoria, con conchiglie fossili sui sentieri e lo scheletro di una balena ritrovato a 800 metri di quota.<\/p>\n\n\n\n

Cos\u00ec come le impressionanti fiumare pietrose<\/strong>, con le loro sentinelle, le vetuste vestigia del passato, risucchiate dall\u2019abbandono fino a diventare accidenti geografici e le alture rocciose dalle quali tuffare lo sguardo oltremare.<\/p>\n\n\n\n

Oltre degrado e cemento, anche. <\/p>\n\n\n\n